Les élections italiennes expliquées aux Français, récit du correspondant de la Stampa

André Gattolin était lundi 25 février au soir l’invité de Public Sénat pour évoquer les élections italiennes. L’autre intervenant était Alberto Mattioli, correspondant à Paris du journal italien La Stampa. Voici son récit de la soirée, dans lequel il évoque son passage dans le 19h. L’article est en italien, et tiré du site du journal.

Come si dice “porcellum” in francese?

ALBERTO MATTIOLI
CORRISPONDETE DA PARIGI

Come si dice «porcellum» in francese? Cochonnerie» rende l’idea, ma è ancora poco. Manca la pretenziosità imbecille della definizione latina di una legge sbagliata, ma si sa che ogni traduzione è un tradimento.

 

Lunedì ho provato a spiegare le nostre elezioni, quindi anche un po’ l’Italia e gli italiani, ai telespettatori francesi. Nei tiggì di Parigi, Roma compare poco e quel poco quasi soltanto perché c’è il Vaticano. Insomma, è considerata molto più la capitale della Chiesa che quella dell’Italia. E poi i francesi, nei rari momenti in cui non si rimirano allo specchio, amano guardare a Berlino. Il modello, il riferimento, la pietra del paragone è la Germania. Ma lunedì, con l’Italia che, oltre a rovinarsi da sola, rischia di mandare in rovina anche l’euro e l’Europa, piovono gli inviti ad andare a spiegare cosa è successo. Concesso e non dato di averlo capito.

 

Primo appuntamento della serata alle 19, al tiggì di Public Sénat, la rete parlamentare che rifornisce di news politiche a getto continuo un’opinione pubblica che ama moltissimo parlare di politica, per lo più per lamentarsene. Però siamo pur sempre in un Paese che ha eletto il Presidente il 6 maggio scorso, poi il Presidente si è insediato il 15 dello stesso mese nominando contestualmente il nuovo governo e un mese dopo sono state elette le nuove camere, entrambe con una maggioranza chiara e indiscutibile. Inevitabile quindi che il conduttore, Michel Grossiord, non si raccapezzi negli arcani romani. Provo a spiegare, cercando di farla passare per una cosa normalissima, che ci sono due sistemi elettorali diversi per le due Camere, che lo sbarramento per una è al 4% e per l’altra all’8 e che i cittadini non scelgono né chi li rappresenta né chi li governa. Ma è buio fitto. Per fortuna l’altro ospite è un simpaticissimo senatore verde, André Gattolin, che ha fatto politica a lungo in Italia con i Radicali e capisce la politica italiana molto meglio di me.

 

Però dopo un buon quarto d’ora di spiegazioni, con i dati ancora incerti che arrivano da Roma, quando Grossiord chiede con tono incredulo se allora è vero che il Pd ha sicuramente la maggioranza alla Camera ma sicuramente non l’avrà al Senato, devo rispondere che no, non è vero, perché al Senato il premio di maggioranza è su base regionale, quindi bisogna vedere come voteranno la Sicile et la Lombardie, «vous savez, au nord, la région de Milan», quindi Bersani ce la può ancora fare (poi in realtà si è visto di no) e sulla faccia del mio interlocutore si disegna la stessa espressione disperata di Silvio Berlusconi davanti a un giudice o di Antonio Di Pietro davanti a un congiuntivo.

 

Secondo round alle 23.15 per il serale di Lci, la rete «all news» di Tf1, l’equivalente di Raiuno però privatizzata. Rispetto a prima, ci sono due differenze: sono l’unico ospite e i conduttori sono due, come sempre alla tivù francese un lui e una lei. Come dire che la perplessità raddoppia. Provo a spiegare che in Italia la politica non è al servizio dei cittadini ma di chi la fa, ma vedo che la complessità della nostra situazione è maggiore della loro possibilità di capirla. Bisogna francesizzare i riferimenti. Per esempio, all’ovvia domanda su chi sia e cosa voglia questo Beppe Grillò, si dice loro che è un incrocio fra Pierre Poujade (il qualunquista della Quarta Repubblica, a sua volta ispirato da Guglielmo Giannini) e Coluche, il comico che annunciò la sua candidatura alle Presidenziali dell’81 con i sondaggi che lo davano al 16%, prima di essere convinto con le buone o con le cattive a rinunciare. Altro mistero, il ritorno di Berlusconi. E qui francamente un riferimento francese non l’ho trovato: Berlusconi è Berlusconi, un modello unico (ed è toccato proprio a noi).

 

Comunque il sistema funziona. Quando spiego che in Italia l’esecutivo è debolissimo e le due camere sono una il doppione dell’altra, il conduttore uomo si illumina: «Ah, ma è come la Quarta Repubblica!». Bravo, esatto, proprio così. Solo che noi non abbiamo avuto la guerra d’Algeria (per fortuna) né il generale De Gaulle (per sfortuna), quindi il sistema è sempre quello. E siamo ancora qui a farci ridere dietro dal mondo con il porcellum.